sabato 20 gennaio 2018

Alternative e comunità: breve manifesto dei nostri valori

     Se, per ipotesi, prendessimo un bambino, lo crescessimo da subito in un mondo in cui esista solo il colore rosso e poi da adulto gli chiedessimo quale sia il suo colore preferito, di certo non potrebbe dirci di amare il verde, perché non l’avrebbe mai visto.
     Ora applichiamo questo ragionamento ai valori invece che ai colori: non puoi credere in un valore se non ne hai mai visto gli effetti. E se non credi in un valore, non lo coltivi.
     Si capirà bene come sia possibile condizionare un numero enorme di persone a credere o non credere in alcuni valori semplicemente tenendoli lontani da alcuni contesti, alcune realtà o, più in generale, negando loro la possibilità di conoscere le alternative.
     E invece più siamo esposti alle alternative, più cose conosciamo, più idee ci vengono, più siamo capaci di immaginare e creare noi stessi alternative nuove... e maggiore è la possibilità di realizzarle.


     Molti di noi non sono educati a credere nell’alternativa. La maggior parte degli uomini sono persuasi che i cambiamenti importanti tanto necessari nella nostra epoca (o anche nelle nostre vite personali) o non siano possibili oppure siano possibili solamente per concessione di una qualche figura messianica, una specie di salvatore che possa fare un qualche miracolo che sistemi le cose. A queste persone viene difficile credere che possano esserci strade diverse da questa che attualmente viviamo. E quindi accettano le cose così come stanno, in una passiva rassegnazione. E tutto finisce per rimanere com’è.

     E tuttavia costoro sbaglierebbero. Perché la storia (e la natura) hanno da millenni insegnato che ciò che un singolo vorrebbe fare da solo senza riuscirci è invece possibile se molti che vogliono la stessa cosa si associano.
     Si tratta di un principio universale, che riguarda tutti e vale a tutti i livelli: lo fanno ad esempio le formiche che solo insieme riescono a costruire quei capolavori di strutturazione sociale che sono le loro colonie sotto terra; lo fanno gli gnu che solo insieme riescono a muoversi con maggiore sicurezza in branco nella savana senza il perenne rischio di farsi sbranare dalle leonesse in caccia; lo hanno fatto gli uomini quando hanno edificato le prime società uscendo dalla vita selvaggia dello stato di natura.


     Perché allora certi problemi e certe contraddizioni della nostra società continuano a far sentire i loro effetti e a produrre danni nonostante sia desiderio di molti che essi vengano risolti? Perché in molti casi viene compromessa l’associazione tra le persone.
     Spesso è il potere, soprattutto quello economico, che produce questo impedimento. Condizionando la gente con la pubblicità e influenzando le politiche, esso educa individui isolati e impedisce alla gente di sentirsi parte di una comunità: in tal modo non viene facile far fronte comune per risolvere alcuni problemi o addirittura non ci si accorge nemmeno di certi problemi.

     Questo porta le persone a vivere nell’illusione di minoranza, ovvero quella brutta abitudine di credere di essere i soli a voler fare qualcosa di bello e di considerare gli altri come “nemici” o ostacoli alle nostre buone intenzioni.

     Vivere nell’illusione di minoranza ci condiziona scoraggiando le nostre azioni positive: «Vorrei fare la raccolta differenziata... ma cosa la faccio a fare? Tanto non la fa nessuno! Se la faccio solo io non fa differenza, quindi tanto vale non farla!»; oppure «C’è una carta per terra mentre salgo le scale del mio palazzo: la raccoglierei, mi piacerebbe un palazzo pulito, ma perché dovrei? Gli altri sporcano e io pulisco? Sta bene lì quella carta!»; o anche «Ci sono le elezioni, mi piacerebbe andare a votare... Vabbe’ ma tanto non ci va nessuno, se pure ci vado io che cambia? Meglio se me ne sto a casa».

     Se ciascuno si sente il solo ad avere buone intenzioni, allora nessuno sarà motivato a fare qualcosa per quei problemi che riguardano tutti. Illusione di minoranza: credere di essere i soli a fare qualcosa scoraggia a fare quella cosa. Il bello è che l’illusione di essere una minoranza riguarda quasi tutti noi, perciò esiste questo curioso paradosso: tutti vorremmo, tutti siamo ben intenzionati, ma nessuno si sente incoraggiato ad agire perché tutti ci sentiamo ostacolati dagli “altri”, anche se quegli “altri” vorrebbero fare la stessa cosa che vogliamo noi!

     Allora facciamo questo esperimento mentale: immaginiamo che tutti coloro (o anche quasi tutti) che desiderano fare qualcosa di bello (e sono la maggioranza!) non si facciano condizionare dall’illusione di minoranza. Immaginiamo che ciascuno di noi obbedisca in maniera fedele e sincera a quello spontaneo desiderio di miglioramento e si comporti di conseguenza facendo quello che è nei suoi desideri. Che cosa otterremmo? Otterremmo l’immediata risoluzione di quei problemi! Se ciascun condomino (cioè tutti i condomini) in un palazzo raccoglie una carta o evita di sporcare senza farsi condizionare dalla sfiducia negli altri, alla fine tutti si ritrovano un palazzo pulito e nessuno dubiterà negli altri.
     Agendo in questo modo gli sforzi di tutti, sommati assieme, raggiungono una portata enorme e l’effetto è amplificato.
     Non solo. Accadrebbe una cosa ancora più bella: scopriremmo di essere parte di un gruppo più ampio composto da persone che desiderano le stesse cose che vogliamo noi, si scoprirebbe di essere una comunità, ovvero, letteralmente, di essere uniti da qualcosa in comune. Vedremmo in modo diverso le persone che abbiamo attorno, saremmo più felici della loro presenza, il mondo stesso verrebbe percepito come un posto diverso, quindi ce ne prenderemmo cura di più e saremmo anche più in grado di insegnare tutto questo ai nostri figli, che sono i veri destinatari del mondo che creiamo noi.


     È proprio su questa logica che si muove la bottega Tutta n’ata storia. Nel nostro piccolo, nel nostro territorio vogliamo essere portatori di un’alternativa, un’alternativa che riguarda i consumi e i consumatori, ovvero gli interessi di tutti noi, ma anche la tutela dei diritti delle persone e del nostro territorio, cioè di casa nostra.
     E, per riuscire meglio nel nostro intento ci muoviamo all’interno di una rete, di una comunità, appunto, fatta di cooperative, volontari, appassionati, produttori locali e semplici cittadini che credono nei valori che sostengono il nostro operato.

     I prodotti equosolidali, biologici, a chilometri zero, le iniziative e le lotte sul territorio, il sostegno ad altre associazioni, l’educazione ambientale nelle scuole e molto altro in cui abbiamo la fortuna di essere coinvolti rappresentano il nostro contributo per rendere migliore la nostra realtà. Ed è una fortuna che abbiamo da ben 15 anni anche grazie al sostegno di chi crede in noi e nei nostri valori.

     A tutti coloro che ci hanno sostenuto finora e a coloro che, anche solo per curiosità, vorranno vedere in cosa consiste ciò che presentiamo va la nostra massima gratitudine. E ci auguriamo che sempre più persone possano conoscerci, per rendere quella comunità sempre più gravida di alternative.



di Aniello Calabrese